La rotazione delle colture: che cos’è?

Mantenere i terreni ricchi di nutrienti e fertili è una delle grandi sfide dell’agricoltura fin dall’antichità. Ma non tutte le piante sono uguali, e non tutte le coltivazioni sono, per i terreni, sostenibili nel lungo periodo. 

Per questo, da millenni è praticata la rotazione delle colture, una pratica agricola fondamentale per la gestione sostenibile dei terreni agricoli: si tratta, infatti, di un sistema in cui diverse specie vegetali vengono coltivate in sequenza su un determinato campo, alternando di anno in anno colture che richiedono differenti tipi di nutrienti e presentano diversi apparati radicali. con l’obiettivo di mantenere la fertilità del suolo, prevenirne l’erosione e ridurre l’insorgere di malattie e parassiti. 

Vediamo più da vicino di cosa si tratta. 

Perché la rotazione delle colture è importante? 

Le diverse colture hanno esigenze nutritive e comportamenti ecologici differenti: alcune specie impoveriscono il suolo, mentre altre lo arricchiscono. Per questo motivo, alternare le colture permette di evitare l’esaurimento di nutrienti specifici e migliorare la struttura del terreno. 

Ecco un esempio concreto: coltivare grano per un anno seguito da una coltura di leguminose (come fagioli o piselli) può migliorare significativamente il contenuto di azoto nel suolo grazie alla capacità delle leguminose di fissare l’azoto atmosferico: questo riduce la necessità di fertilizzanti chimici

Inoltre, la rotazione delle colture interrompe il ciclo vitale di molti parassiti e malattie legati a specifiche piante, riducendo anche la necessità di pesticidi. Non solo: l’alternanza di colture con radici più profonde (come il mais) e radici più superficiali (come le insalate) può aiutare a prevenire la compattazione del terreno e favorisce una migliore circolazione di acqua e nutrienti. 

Cenni storici della rotazione delle colture 

Come già accennato, la pratica della rotazione delle colture ha una lunga storia che risale a migliaia di anni fa. I primissimi agricoltori, nel Neolitico, si accorsero che coltivare lo stesso cereale sullo stesso terreno per più anni consecutivi riduceva drasticamente la produttività: per questo motivo, iniziarono ad alternare le colture e a lasciare una parte del terreno a riposo, pratica conosciuta come maggese

Nelle antiche civiltà della Mesopotamia, dell’Egitto e della Grecia, poi, vennero sviluppati primi rudimentali sistemi di rotazione per prolungare la fertilità del terreno: la tecnica più diffusa era quella della rotazione biennale, in cui il campo veniva utilizzato per una coltura durante un anno e lasciato a riposo (o coltivato con piante foraggere) nell’anno successivo. In seguito, durante il Medioevo, la pratica evolvette nella rotazione triennale, in cui il terreno veniva suddiviso in tre parti: una destinata ai cereali, una ai legumi e una a maggese. 

Oggi, la rotazione delle colture è considerata una delle tecniche più sostenibili e diffuse a livello globale, integrata in molte politiche agricole moderne, come quelle previste dalla Politica Agricola Comune (PAC) dell’UE. 

La monocoltura: cos’è, vantaggi e svantaggi 

La pratica della monocoltura è l’opposto della rotazione delle colture: consiste nel coltivare la stessa pianta sullo stesso terreno per più anni consecutivi: coltivare una sola coltura permette una gestione più semplice, specialmente su larga scala, e i macchinari e le pratiche agricole possono essere ottimizzati per un singolo raccolto, con una riduzione i costi operativi e di logistica. 

Nonostante ciò, si tratta di vantaggi a breve termine: la monocoltura presenta, infatti, gravi problemi per la salute del suolo e dell’ecosistema: 

  • perdita di fertilità e degradazione del suolo: coltivare una sola pianta impoverisce rapidamente il terreno di nutrienti specifici, portando a una riduzione della qualità e della resa del raccolto nel lungo termine, oltre a contribuire alla riduzione della biodiversità e della qualità biologica del terreno; 
  • sviluppo di parassiti e malattie: la monocoltura favorisce anche la proliferazione di parassiti e malattie legati a quella specifica coltura, e perciò richiede un uso intensivo di pesticidi e fitofarmaci: a lungo andare l’uso continuativo di questo tipo di prodotti può portare ad aumentare la resistenza dei parassiti agli stessi e può provocare danni all’ambiente. 

Confronto tra rotazione delle colture e monocoltura 

Se dunque confrontiamo la rotazione delle colture con la monocoltura emerge chiaramente come la prima sia una pratica più sostenibile: la rotazione non solo mantiene la fertilità del suolo nel tempo, ma contribuisce anche a ridurre l’uso di pesticidi e fertilizzanti chimici, al contrario della monocoltura che per sua natura ne ha un estremo bisogno. 

In un sistema di rotazione, un coltivatore può alternare colture che richiedono nutrienti differenti e migliorano la struttura del terreno, e l’uso di attrezzi agricoli moderni, come i coltivatori interceppi, può facilitare la gestione del terreno rendendo le operazioni più efficienti senza compromettere la salute del suolo. 

L’obbligo della rotazione delle colture: la PAC 2024

A partire dal 2024, con l’entrata in vigore della nuova Politica Agricola Comune (PAC), la rotazione delle colture è diventata obbligatoria in UE per le aziende agricole con più di 10 ettari di terreno seminativo, a meno di particolari esenzioni. Questo regolamento, infatti, impone un cambio di coltura almeno una volta l’anno su ogni parcella, con l’obiettivo di preservare la fertilità del suolo e migliorare la sostenibilità agricola . 

L’obbligo è stato introdotto per contrastare la pratica della monosuccessione, ossia la coltivazione continuativa di una stessa coltura che, come detto prima, porta all’impoverimento del suolo e alla proliferazione di parassiti.  

Esistono eccezioni per alcune colture foraggere e in caso di terreni con caratteristiche specifiche, ma nella maggior parte dei casi la rotazione sarà un requisito per beneficiare degli incentivi previsti dalla PAC. 

Conclusione 

La rotazione delle colture è una tecnica antica che si è evoluta nel tempo e non ha mai perso la sua importanza per la sostenibilità agricola: la rotazione aiuta a mantenere la fertilità del suolo, migliora la struttura del terreno e aiuta a ridurre il bisogno e, quindi, l’uso di fertilizzanti e pesticidi chimici. 

Adottare questa pratica può garantire una gestione più sostenibile e redditizia delle coltivazioni. La rotazione biennale o triennale, adattata alle specifiche esigenze di ogni azienda agricola, è una soluzione efficace per un’agricoltura che guarda al futuro.  

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